A Volte Ritornano
Il COVID si scioglie nell’estate mediterranea e Cannes ritorna a luglio come mai è accaduto, ma anche gli Oscar non erano mai stati in aprile né i Golden Globes in febbraio. A parte gli orribili Test Covid a sputo, tutto sembra normale sulla Riviera, la giuria presieduta da Spike Lee (che campeggia dal manifesto sul Palais con una cuffia da nuoto decorata con la foglia di palma simbolo del Festival), senza nessun italiano, ha davanti a sé un calendario ricco dove spicca Tre Piani di Nanni Moretti tra le selezioni italiane, subito stroncato dai trades come vuoto e da dimenticare, ed entrato grazie al pedigree del regista (Variety).
Poco da vedere sul red carpet dunque, ma molto da sentire, compreso lo stesso Lee che parla di “coesistenza possibile” tra cinema e streaming.
Quanto è lontano il 2019, quando il Festival portava la bandiera del “mai con gli streamers” anche a causa delle severissime regole francesi che impediscono di presentare un film in streaming per sei mesi dopo l’uscita al cinema!
Si incomincia con Annette, musical particolare, già smontato dalla critica, ma che vorrebbe essere un Oscar contender, mentre probabilmente finirà ad essere famoso perché il film del primo red carpet, ridotto, “post” (vedremo se le virgolette vanno tolte in autunno) pandemia.
In realtà Venezia era stata l’antesignana, con successo, nell’estate 2020, con la sua parata di divi a distanza; troppa forse, dato che erano soli soletti su un palco enorme.
Dopo un inizio incerto e un mercato ancora asfittico (accanto al Festival il mare di attività per commercializzazione dei film pare in calma piatta come il Mediterraneo a luglio), arrivano pellicole che fanno ben sperare.
Si comincia con Scompartimento numero 6 nella categoria un certain regard, storia di amore su un treno per la sperduta città russa di Murmansk, duro ed essenziale, eppure poetico ed ironico come saprebbe fare solo un finlandese come il regista Juho Kuosmanen.
Segue in competizione Stillwater che apre la rassegna e che commuove il “duro” Matt Damon. Piace, soprattutto ai francesi, la storia dell’americano roughneck (che nulla ha a che vedere con i redneck trumpiani - Damon è un operaio nei campi petroliferi in Oklahoma) che si reinventa a Marsiglia.
Matt Damon questa volta ha la parte giusta e forse quel tanto agognato Oscar come miglior attore è a portata di mano (immancabile la candidatura, sarebbe la sesta!). Ma come tutti, il bel Matt non riesce a credere che il cinema, per quanto un po’ ammaccato, sia sopravvissuto alla pandemia, anche dopo gli attacchi degli streamers, studios che si sono “adattati” tradendo i puristi, o che si sono “svenduti” per miliardi, ma sempre svenduti alle loro nemesi (MGM comprato da Amazon per dieci miliardi di dollari).
E rieccoci, tra premiere, party, red carpet e cotillion, esattamente come nel 2019, anche se con qualche concessione alla “sicurezza”.
In questo weekend arriva la notizia che chi ha scommesso giusto è Disney; Black Widow supererà i 150 milioni di incasso, consacrando anche il sistema ibrido piattaforma cinema..
Segue il “family movie” di Sean Penn (lui regista e attore, la figlia ed il figlio attori) Flag Day, film biografico che rivela il Penn di tempi andati come Into the Wild, e lontano mille miglia dall’orrido The Last Face del 2016. Soprattutto, consacra Jennifer Dylan Penn come attrice di valore (e chissà, magari candidata a qualche award!) e porta a Penn quattro minuti di applausi alla fine, anche seVariety parla di pessimo film, sulla base di indagini empiriche nel pubblico.
Ma torniamo alla languida Riviera. Applausi anche per Catherine Deneuve, sempre più irriconoscibile per i “ritocchini” ma rediviva dopo un ictus che ha ritardato il suo Peaceful, che si commuove anche lei, tanto è triste e tragica la storia che interpreta.
Si distinguono anche nel comparto poetico Drive my Car, prima di lunedì sera, del giapponese Ryusuke Hamaguchi, che allarga su tre ore un racconto di quaranta pagine, senza farcene sentire il minimo peso, come il fruscio del motore della Saab, protagonista del film quasi quanto gli attori, e che regala scorci di un Giappone sconosciuto ed ancora più esotico visto da un’auto così inusuale.
Chiude questa carrellata della prima settimana di Cannes 74 il ritorno del Social Event per eccellenza: la festa di Chopard.
Dove in mezzo a gioielli da milioni di euro, ed una festa costata un prezzo a sette cifre, ecco Spike Lee che inveisce contro i ricchi.
Settimana intensa e Gran Finale il 16 luglio, poi sarà la volta di Venezia, che non ha mai perso un colpo, anche con il Covid. Leggi qui