Requiem per un Award

Non più al centro del mondo

Non più al centro del mondo

Non ce l’hanno fatta i Golden Globes. Dopo 78 anni di "onorato” (ma non sempre) servizio, sono stati liquidati, incapaci di difendersi come un animale braccato che non ha gli anticorpi per quello che è diventata l’Hollywood post-pandemia, e ha rotto ogni argine anche al più draconiano dei politically correct.

Nessuno avrebbe mai pensato che una causa (persa come tante in precedenza) di una signora norvegese, candidata respinta ad entrare nell’Olimpo della Hollywood Foreign Press Association (la non profit che organizza i Globes, novanta giornalisti spesso chiacchierati di tutto il mondo residenti a Los Angeles che coprono l’industry), avrebbe fatto scattare un articolo dirompente del Los Angeles Times sulle mancanze dell’organizzazione [Leggi qui] (nel 2020 ve ne era stato uno del New York Times, nel 2019 del Wall Street Journal e così via, con “effetto teflon”) tutto basato sul politically correct e centrato sull’argomento che la HFPA non ha membri neri. Leggi qui.

Dopo tutto, per essere parte dell’organizzazione bisogna essere un giornalista straniero, o americano con origini straniere “vicine” di generazione, che scrive di cinema per una testata di rilievo fuori dagli USA (in teoria, alcune testate erano di rilievo di 40 anni fa) e quindi la HFPA ha pensato di essere “coperta” da membri “di colore” sudamericani, indiani, pachistani, filippini, arabi.

Ma non è bastato. Il Los Angeles Times ha reclamato membri neri americani (che per definizione non possono essere “stranieri”), e Hollywood è seguita a ruota, “ispirata” non si sa se dalla paura di perdere il pubblico delle minoranze (che comunque si odiano a vicenda) o dal solito senso di colpa di chi ha avuto troppo per caso (come spesso avviene a Hollywood) ed ha paura di perderlo a causa del cattivo Karma (in realtà è molto più spesso colpa di un agente ladro o dell’avanzare inesorabile dell’età).

La HFPA, non sapendo che pesci pigliare, ha speso milioni in avvocati, diversity consultant (persona di colore con zero esperienza in “diversità”, ma brava a dire ai bianchi che sono razzisti sulla base di esperienze personali poco piacevoli), ma non è bastato.

Purtroppo uno dei giornalisti della HFPA, un sudafricano (bianco) ha avuto la pessima idea di esprimere un’opinione poco “urbana” sul movimento Black Lives Matter in una mail: “è un movimento che fomenta l’odio controllato da Marxisti”.
Non si sa se costui sia stato espulso per stupidità (ha usato la mail per un messaggio chiaramente polemico, e confuso la stampa californiana con l’emittente di destra Fox) o per non essere stato politically correct (dopo tutto solo Fox può parlar male di BLM).

Ma il diversity consultant (professore di “studi gay, lesbici e transessuali” alla conservatorissima USC), si è comunque dimesso. La HFPA, ormai boccheggiante, non si è arresa e dopo aver disperatamente cercato possibili soci in Nigeria ed Inghilterra (che hanno rifiutato di trasferirsi a L.A., altro che glamour!) è voluta arrivare ad una decisione per dare almeno un segnale: dopo un audit di un mega studio legale (costato milioni, ma l’organizzazione ha in pancia decine di milioni dai diritti televisivi sulla cerimonia di consegna dei Globes), si è così convenuto in una assemblea di cambiare registro, aumentare del 50% il numero di iscritti, darsi un severo codice di condotta, organizzarsi per avere più membri di colore ed essere “una migliore organizzazione”. Leggi qui.

Il broncio non è per i comportamenti sessisti, è per essere più star.

Il broncio non è per i comportamenti sessisti, è per essere più star.

Fine della saga? Non proprio, grazie a Scarlett Johansson, che il giorno dopo il mea culpa ha chiesto alla comunità degli attori di “prendere le distanze” dai Globes, citando comportamenti sessisti dei membri. Leggi qui. Comportamenti mai resi noti, neppure in pieno me too, come invece avevano fatto altri attori, citando anzi in giudizio la Hollywood Foreign Press. Leggi qui.

L’ effetto è stato quello di un commissario politico dell’Armata Rossa che uccide dieci fanti che si rifiutano di combattere a Stalingrado.
Gli altri 1000 si buttano nella mischia finendo sterminati.

Ma qui, è tutto meno orrido. Gli Studios sono subito seguiti a ruota. Poche ore dopo l’esplosiva dichiarazione, Warner Brothers (avrà un film già pronto con l’intraprendente Scarlett?), ha reso noto per primo che non avrebbe più collaborato con i Golden Globes (cioè non avrebbe più reso disponibili attori in film targati WB per interviste e eventi con la HFPA), ma tutti o quasi sono seguiti. Per ultima la rete TV NBC che ha cancellato i Golden Globes dal suo palinsesto 2022, togliendo ossigeno finanziario all’organizzazione che ora avrà decine di milioni in meno in cassa). Leggi qui.

Un vero schifo di premio, gli si legge in faccia.

Un vero schifo di premio, gli si legge in faccia.

Infine Tom Cruise, persona a modo e alla mano, recentemente nelle cronache per aver fatto scenate su un set a suon di parolacce tipo bullo di periferia, in quanto scontento delle norme inglesi sul Covid, meno draconiane di quelle californiane, restituisce i tre Golden Globes ricevuti nella sua carriera. Non risulta che BLM od altre organizzazioni pro diversità abbiano ricevuto in beneficenza le decine di milioni di dollari di cachet che quei Globes gli hanno fruttato).

E la liquidazione dei Globes si compie. Spariranno, si dice fino al 2023, più probabilmente per sempre. Non perché trattavasi di organizzazione antiquata, corrotta, e con pochi veri giornalisti (danno collaterale).

Ma perché Hollywood ha deciso di svenderla a coloro che decidono che film vanno prodotti e visti e come si fa cassa con il politically correct. E, si sa, senza cassa, chi farà i red carpet, i party, gli happening quando finirà la pandemia, ora che almeno il 50 % degli invitati devono essere “diversificati”, ma solo il 5% lavora a Hollywood?

Forse la HFPA dovrebbe pensare a vendere i diritti alla Fox e riorganizzarsi in chiave country con sede in Texas, o fare eventi con il New York Post, che ha avuto il coraggio di dirla come era (salvo forse essere troppo ottimista sul ritorno dei Globes). Leggi qui.

Nessuna diversità, non sono neppure americani!

Nessuna diversità, non sono neppure americani!