44 milioni di tarallucci per Harvey
Harvey Weinstein e la sua ex società, la defunta Weinstein Company che esiste solo per pagare i debitori, hanno raggiunto un accordo con le decine di accusatrici di molestie e (importantissimo) con lo Stato di New York, che aveva promosso una azione penale contro l’ex mogul di Hollywood.
Verranno versati 30 milioni alle vittime di molestie (che non costituiscono un illecito penale, ma una mera contravvenzione che può essere soggetta a pagamento dei danni alle parti civili e per questo archiviata), meno della metà di quanto inizialmente negoziato (Harvey nel frattempo ha cambiato avvocato, e i risultati si vedono!), e ben 14 milioni agli avvocati delle vittime.
Rimangono, è vero, tre procedimenti penali per violenze di cui però uno è stato archiviato per inquinamento delle prove da parte di un poliziotto incaricato delle indagini (sparirono i verbali di un testimone favorevole a Weinstein).
Evidentemente non c’è stato quello che alcuni si aspettavano:
l’impossibilità a liquidare le vittime dei procedimenti civili e la relativa azione penale o “quasi penale” che sarebbe seguita come “oltraggio alla corte” contro l’ex Capo di tutti i Capi di Hollywood.
Weinstein ha ancora da combattere nelle azioni pendenti, ma questa transazione, e soprattutto il fatto che il ministero di giustizia di New York l’abbia approvata, costituiscono anche un “buon” auspicio per i procedimenti penali, perché gli avvocati potranno utilizzare questa transazione per indicare che vi è il proverbiale “ragionevole dubbio” su se Harvey sia davvero colpevole di violenze carnali, o se le vittime non fossero in realtà consenzienti.
Il “dream team” che Weinstein ha messo insieme fa invidia a quello di OJ Simpson negli anni 90.
Un professore di diritto penale di Harvard (che si è dimesso dalla posizione di decano della facoltà dopo le proteste degli studenti per aver accettato un simile cliente) e rimane pare solo come consulente esterno, l’avvocato e l’avvocatessa di sportivi accusati di violenza carnale e di omicidio e regolarmente assolti, nonché l’avvocato della meno nota (alle cronache italiane) Casey Anthony, assolta dell’omicidio della figlia di due anni (il cui “vero” responsabile non è mai stato trovato).
Ma quest’ultimo Jose Baez, è anche il legale di Rose McGowan, una delle accusatrici di Weinstein, che si è rapidamente sfilato dalla sua cliente (senza avvertirla ma semplicemente cessando ogni comunicazione) alla faccia dei conflitti di interesse che comunque permangono.
Insomma, ora che saranno le assicurazioni a pagare i 44 milioni di tarallucci alle accusatrici di Harvey, ci sono ottime probabilità che lui ne esca quasi indenne dal punto di vista penale (non però da quello del business, almeno per un po’), il che sembra confermare che in USA vince chi ha più soldi, anche se magari non è cosi innocente.