CinemaCon la fiera dei cinema (fino a quando?)
Las Vegas è ufficialmente la città del vizio. Ufficialmente perché gli americani hanno bisogno che tutto sia organizzato e impacchettato. Quindi Las Vegas (sempre chiamata “Vegas”) è il vizio, Orlando la città per le vacanze in famiglia (in realtà è uno dei maggiori centri di reclutamento per attrici nella pornografia ma questo è fuori pacchetto), Washington la città delle gite scolastiche e così via.
Tra le migliaia di fiere a Vegas quest’anno CinemaCon, dove i proprietari di sale cinematografiche acquistano le ultime novità, è balzata agli onori della cronaca, per il suo convitato di pietra, Netflix.
Fino a quando Helen Mirren ha esordito nel suo intervento di presentazione del suo ultimo lavoro, The Good Liar, con: “I love Netflix but fuck Netflix”, Hollywood usa la parola love in modo molto molto lato.
Il servizio di streaming (insieme ai “minori” Amazon Prime e Hulu) si è consacrato come concorrente e distruttore dello status quo, con i tre Oscar vinti da Roma nonostante una distribuzione limitatissima in cinema fuori dalle grandi catene AMC e Landmark, che continuano a richiedere un'esclusiva di novanta giorni alla distribuzione in streaming. Netflix se ne è fatto un baffo, ha incassato l’invito ad entrare nella prestigiosa Motion Picture Association of America da sempre dominata dagli Studios, oltre a Oscar e Golden Globes a iosa, e persino Steven Spielberg che ha recentemente indicato il suo desiderio che l’Academy bandisca i film di Netflix dal concorrere agli Oscar, ha tenuto un basso profilo, in attesa del suo intervento presso l’Academy il 24 aprile prossimo sui film “fuori cinema” (leggi in streaming).
Tutto questo mentre Apple ha lanciato il suo servizio di streaming con decine di star che hanno fatto di Silicon Valley il paradiso dei paparazzi per un giorno. Anche se la croce degli studios e dell’Academy non è la tecnologia, ma le disponibilità economiche per produrre contenuti: e in questo l’azienda di Cupertino è terza dietro sia al colosso Netflix, che può focalizzarsi solo sulla produzione, sia ad Amazon, molto più low tech della Mela, che comunque deve investire una notevole parte della sua montagna di cash in innovazione tecnologica e non contenuti artistici.
Intanto anche Warner ha lanciato il suo servizio di streaming, e l’amministratore delegato pro tempore non ha mancato di ringraziare il suo predecessore defenestrato per aver procurato audizioni alla sua amante attricetta, e soprattutto per essere stato scoperto, molto probabilmente grazie a una spiata della stessa all’Hollywood Reporter. Leggi qui.
NBC Universal ha annunciato che sarà nello streaming a breve, insomma manca solo Sony. Intanto, Vegas è stata meno party town, perché la regina di CinemaCon, Fox nota per i suoi party e la sua presenza massiccia è stata cancellata dalla fusione con Disney. Sony ha deciso di non partecipare a CinemaCon.
Chi salverà le catene dei cinema? Non certo la recente entrata nel mercato saudita. Né l’amministrazione Trump la cui agenzia antitrust del Dipartimento di Giustizia ha sicuramente raffreddato l’atmosfera festaiola di Vegas inviando una lettera a Netflix (scoop di Variety) da cui si evince che l’Academy è una sorta di amministratore di un cartello anti competizione, come risulta dalla comunicazione “riservata” che l’altro trade, Hollywood Reporter, ha pubblicato per intero. Leggi qui
In pratica l’antitrust americana vede l’Academy come un monopolista che cerca di prevenire la competizione. Ma non è proprio così, perché i gli aspiranti monopolisti sarebbero gli studios e con loro i proprietari dei cinema, che ben si guardano da intervenire nel dibattito, lasciando che il lavoro venga fatto dalle star dell’Academy (Helen Mirren, e il solito Spielberg), quando naturalmente ne beneficeranno in primo luogo e sopra a tutti. Si rimane in attesa quindi dell’intervento del 24 Aprile. Ma davvero porterà qualcosa di nuovo o reitererà quanto di più scontato ed inutile ci sia, come la precedente proposta (forse sull’onda dello shock delle vittorie degli streaming agli Oscar e ai Golden Globes) che voleva relegare il contenuto di Netflix e dei suoi concorrenti a programma televisivo?
Sorprende che Netflix o Amazon non taglino la testa al toro comprandosi una catena di cinema (magari minore) per far contenta l’Academy che allora sarà pronta a gridare al monopolio!
Hollywood si culla in una primavera ancora fredda, e si chiede un po’ melanconicamente se Netflix e colleghi in realtà non siano la versione moderna della fine dello studio system nel 1948.
Lo sapremo presto, e sapremo anche se l’Academy dovrà trasferirsi in Europa (Francia in testa) per approfittare delle regole rigidissime che già sono in vigore a Cannes di passaggi cinematografici eterni (tre mesi minimo) per poter partecipare a premi cinematografici.
Poi Netflix e Amazon si compreranno la sede dell’Academy a Beverly Hills per farne un museo dell’autocelebrazione di Hollywood che fu.