Ricomincio da Novanta

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Sono novanta i membri della Hollywood Foreign Press Association, che apre la “Award Season” e gestisce il premio più ambito a Hollywood dopo gli Oscar, i Golden Globes.
Molti di loro hanno poco di “Foreign” essendo in USA da decadi e non essendo stati nei paesi per le cui testate scrivono salvo che come turisti; né di “Press” essendoci accanto a veri giornalisti, inviati di testate defunte ed ora solo on line, o di testate che proprio non esistono da decadi.

Cosa c’entra Jennifer Aniston con i candidati? Per la prima volta ha ricevuto una nomination ai Golden Globes per una serie televisiva, the Morning Shew su Apple TV

Cosa c’entra Jennifer Aniston con i candidati? Per la prima volta ha ricevuto una nomination ai Golden Globes per una serie televisiva, the Morning Shew su Apple TV

Italia, un buco nero (speriamo che il successo di The Two Popes, sia ripetuto da Sorrentino con The New Pope) nella categoria film straniero e assente in tutte le altre nominations.

Forse è italiano il vino in cui intingono il pane i protagonisti di The Irishman (e di cui i membri della Hollywood Foreign Press hanno ricevuto una bottiglia in omaggio insieme alle pantofole papali di The Two Popes).

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Ma di tuto questo poco importa: i Globes spesso predicono quelli che saranno i vincitori degli Oscar, e sono un aiuto notevole alle centinaia di membri dell’Academy che non mettono piede al cinema da lustri e che comunque votano.

E allora ecco i candidati come al solito annunciati alle cinque di mattina a Hollywood, per far contenti quelli che stanno sulla East Coast, ancora centro di gravità degli USA.
Sono una caterva perché si dividono tra cinema e televisione (gli streamers hanno ottimo gioco, a differenza degli Oscar), e divise tra genere drammatico e commedia-musical; quindi, meglio limitarci a chi avrà influenza sugli Oscar.

Netflix (come molti prevedevano, dopo il successo di Roma l’anno scorso), sbanca con ben 17 Nomination solo nella categoria film (altre 17 nominations sono state acquisite in quella televisione) in totale, compresi due per miglior film (the Irishman, scontatissimo, e Marriage Story).
Joker li affianca meritatamente nel genere drammatico, insieme a 1917.

Confermato il presentatore dei Golden Globes anche quest’anno: Il comico inglese Rick Gervais

Confermato il presentatore dei Golden Globes anche quest’anno: Il comico inglese Rick Gervais

Anche nel genere commedia e musical domina il rosso di Netflix con Dolemite is My Name, con Eddie Murphy (candidato miglior attore) film su un comico di colore che avrà poca presa in Europa, ma che conta eccome. Nel genere completano la cinquina Jojo Rabbit (film comico sul nazismo di maggior presa che La vita è bella, che vincerà di meno che il nostro, perché a sostenere Jojo non c’è più Harvey Weinstein e la Miramax è solo una divisione di Disney).

Prima sorpresa un grande assente: Amazon.
C’era una volta a Hollywood si intasca una cinquina di nominations, a cominciare da miglior commedia (anche se più che comico il nuovo film di Tarantino è surreale) ma questo era ampiamente previsto, come previste sono le nomination di Leonardo Di Caprio e Brad Pitt (il secondo ha molte più chance del primo) e di Tarantino come miglior sceneggiatore e regista (e miglior negoziatore per aver sottoscritto un accordo con gli studios Sony-Columbia che gli renderà di più che a tutti i registi prima di lui).

Nella categoria migliori attori la seconda sorpresa. Robert De Niro è stato snobbato come miglior attore di The Irishman , (pochi, invece, scommettevano su Christian Bale in Ford contro Ferrari), a favore di Joe Pesci e Al Pacino come candidati a miglior attori non protagonisti. Tra le attrici, Charlize Theron è riuscita ad infilarsi come attrice protagonista in The Bombshell, uscito per il rotto della cuffia per poter essere nominato in questa Award Season, insieme a Scarlett Johansson per Marriage Story, e alla sempre bravissima Renee Zellweger per Judy. A oltre venti anni dal film che l’ha lanciata, Jerry Maguire, ha tacitato tutti facendo ripartire una carriera che sembrava avviata al tramonto dopo la franchise di Bridget Jones, merito forse anche del restyling chirurgico, inizialmente criticato, ma che invece si è dimostrato azzeccato; viva la vanità, specie se riporta alle luci della ribalta.

Tra i film stranieri confermato l’indiscusso favorito Parasites della Corea del Sud, già vincitore a Cannes che riesce a sorprendere portando a casa anche la nomination per miglior regista con Bong Joon-ho. Entra Almodovar con Dolor y Gloria (ma non Banderas come attore), mentre, non passa il senegalese Atlantics vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes: sarebbe stato un ottimo candidato, ma possiamo capire che tra i “novanta” l’Africa è lontana e non ambita, e quindi addio alla diversità, su queste lato dell’Atlantique. .

Altra sorpresa: non c’è una sola donna regista tra i candidati, e i giornali trades non hanno mancato di farlo notare.

Appuntamento al cinque gennaio con il presentatore (il comico inglese Rick Gervais per la quinta volta): la maratona della Award Season è appena iniziata, eppure, con pochissime eccezioni, la noia già si insinua sottile, come la nebbia sul Pacifico a Los Angeles. Infatti tanto prevedono un inevitabile e scontato epilogo da qui alla consegna delle Statuette tra poco più di due mesi che chiude la stagione dei premi: vincerà di più The Irishman o C’era una volta a Hollywood?

Si spera solo per Joe Pesci e per Margot Robbie, altrimenti forse è meglio abolire ogni award e fare degli Oscar un reality.

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