Se Hollywood non va alla montagna…
Tutto è esagerato a Hollywood, anche le truffe. Ma persino per una città abituata agli eccessi “da copione”, la storia del terreno più costoso di sempre batte ogni sceneggiatura e ci racconta quanto la truffa ad ogni livello, anche al più alto, sia parte di Hollywood come le wannabe e i party nelle ville sulle colline.
I riflettori si accendono nel 2018: nella villa di un noto pregiudicato cubano (per truffa federale nel campo immobiliare prima dello scoppio della bolla del subprime del 2009!) tal Victorino Noval che gestisce una “fondazione non-profit”, con beni per 1,2 miliardi di dollari, registrata però come società limitata di capitali, con “scopo caritatevole” - non si sa bene per chi), si svolge una festa presentata da John Travolta. L’ospite d’onore è un produttore italiano, sebbene sconosciuto in Italia per anni, tal Oscar Generale, poi salito agli onori della cronaca per aver sposato la prima Miss italiana di colore Denny Mendez. Travolta parla del suo ultimo film prodotto da Generale (incasserà meno di quindicimila dollari nel primo ed unico weekend della prima in centinaia di cinema in tutti gli USA) The Fanatic.
In realtà l’ospite “vero” non è una persona, ma il più grande terreno edificabile di Los Angeles, oltre 63 ettari o 650 mila metri quadri, un altopiano che guarda a Beverly Hills e a tutta la Città degli Angeli dove porrebbero starci tranquillamente una mezza dozzina di villoni miliardari: the Mountain.
Prezzo di vendita (a richiesta, ma noto a tutti): un miliardo di dollari, chiesti dai proprietari: Noval (attraverso prestanome naturalmente) e un “redneck” (contadini degli stati del sud, pick up bandiera sudista e salopette) americano miliardario, “Chip” Dickens.
Ma come arriva dallo Scia’ di Persia ad un pregiudicato e un opaco miliardario di Atlanta, il terreno più famoso di LA?
Dopo passaggi di proprietà contraddistinti da poco glamour e altrettanto poco interesse della stampa, nel 1998 il miliardario Mark Hughes, proprietario della società di integratori dietetici Herbalife destinata al fallimento, e che morirà suicida, compra lo sconosciuto ma enorme terreno per otto milioni e mezzo di dollari da Merv Griffin, una leggenda a Hollywood. Il terreno rimane dove si trova, senza allacciamenti stradali o di servizi per anni ed anni. Fino al 2015, quando improvvisamente appare sul mercato immobiliare con il nome “the Vineyard” (la vigna, anche se di vigne non se ne vedono per chilometri). Ma quello è solo un punto d’arrivo.
In realtà il trust del defunto Hughes si era fatto “soffiare” la proprietà da Dickens, che si era fatto pure prestare 23 milioni di dollari dal trust stesso per portarvi i servizi, senza restituirli, ed anzi impossessarsene chissà come con l’aiuto di Noval, noto per gli hashtag #boomboomboom #goats (per descrivere le ragazze che gli prestano servizi in villa, dicono) e #iamonlyhuman, e dei suoi contatti mediorientali sotto un altro hastag, #kuwait.
Incaricata per il marketing: la nota agenzia immobiliare Hilton (come Paris Hilton) and Hyland e per il design il più noto architetto di “megamansion” Richard Ladry.
E viene fissato il prezzo: un miliardo di dollari, che immediatamente attira super-ricchi e super-egocenrici: il terreno viene visitato (in elicottero, partiti da ville esclusive affittate per ospitare i possibili compratori, naturalmente). Si inizia dalle star: Oprah Winfrey, Brad Pitt e Tom Cruise, che mette un deposito cauzionale di 25 milioni per poi ritirarsi il giorno prima del pagamento del deposito di altri 75 milioni. Seguono i multimiliardari (Jeff Bezos di Amazon e Tim Cook di Apple tra gli altri), fino al principe saudita Bin Salman, che si ritira in buon ordine dopo essere stato accusato dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul
Ma già a fine 2017, il vento dell’immobiliare cambia, specie per i terreni ipercostosi. La villa di Petra Ecclestone (figlia del fondatore della Formula 1 Bernie) viene venduta a 120 milioni, 80 in meno del prezzo di 200 milioni, così come la mega villa di 924 Bel Air Road che, partita da 250 milioni, troverà un compratore solo nell’ottobre del 2019 per 94 milioni.
The Mountain è super ipotecata. Una parte sono le spese per dividerla in sei terreni per ville megamiliardarie, ma un ammontare a nove cifre viene speso per “marketing”. Eppure il prezzo rimane fermo a un miliardo.
Noval e Dickens rifiutano un’ offerta di 400 milioni e fanno una controfferta di 600 milioni per far lievitare il prezzo in un mercato ormai diventando asfittico.
Ma il trust del defunto Hughes è in agguato. I 23 milioni di ipoteche accesi da Chuck sono diventati prima 45 poi 80. Noval si tira fuori trasferendo tutto al figlio Franco, e a Dickens senza accesso a capitali rimane una sola via di uscita: il fallimento, per evitare che il trust si riprenda la proprietà senza neppure pagarne tutti i creditori.
Ma il fantasma di Hughes sbanca: riconquista the Mountain all’asta fallimentare per centomila dollari (unica offerta pervenuta). Il trust si è ritrovato con un terreno che vale sicuramente almeno 300 milioni con debiti tra 80 e 200 milioni al massimo.
Quello che stupisce, e fa pensare, è che nessuno si sia preoccupato di vederci chiaro, investigando il figlio di Noval (formalmente proprietario), e che “il Cubano” ne sia uscito pulito come un fischietto dopo aver costretto al fallimento il socio con l’asta che ha sancito la fine di una delle truffe immobiliari legalizzate più note a LA.
Invece #boomboomboom si è preso una vacanza in Europa pronto a reclutare nuovi talenti da mostrare sull’ashtag #goats: He is only human, dopo tutto.
Viva il perdono puritano, versione al cubo del buonismo cattolico purché, naturalmente, ci sia da far soldi!