All'Ovest niente di nuovo (senza quasi)

Il Covid si ritrae ma a Hollywood tutto è cambiato, ben diversamente dal cambiare perché nulla cambi. I migliori film dell’autunno (molti dovevano essere film estivi ma, causa Covid, sono slittati) valgono un paio di sbadigli ed il noto emoji degli occhi al cielo. Due esempi: No Time to Die, e House of Gucci.

L’ultimo, finale, James Bond è tanto divertente come mangiarsi una pizza con l’ananas fredda, ed ora appare su una piattaforma sconosciuta concorrente di Netflix come Alan Ford era concorrente di Bond, Row8, che non ha contenuto originale e costa di più di Amazon per film… un po’ tipo cinema di periferia nel mondo degli streamers.

Mancante degli elementi basilari di un romanzo di Fleming, con l’eroina femminile interpretata da Lashana Lynch che dovrebbe essere nel cast di una situation comedy intitolata “Pensavo di essere in un film sul Bronx e invece era James Bond”, Bond (per quanto Daniel Craig ci provi e abbia talento) è incapace di non essere maschilista e fa quasi pena mentre cerca di farci bere che è diventato più soft e più politicamente corretto.

Si è mai visto Bond che risparmia la nemesi femminile grazie alla quale diventa bersaglio di killer italiani che parlano come dei pizzaioli di Brooklyn? Ci siamo sorbiti anche questo.

Il finale è stupido e scontato, sarebbe stato meglio vedere Bond fare una fine unica e secondo le sue regole, non come uno qualsiasi dei cattivi che si sono succeduti in cinquanta e più anni sullo schermo. Insomma un disastro, salvo che per gli incassi che sono stati ottimi (ed il merchandising è solo all’inizio) e quindi tanto meglio anche quando è tanto peggio.

House of Gucci merita un discorso a parte perché, oltre ad essere un film nato tra mille polemiche e battaglie a colpi di carta bollata, è stato persino disconosciuto dalla protagonista, Patrizia Gucci che si è fatta (giustamente, e non come suggerisce il regista Ridley Scott, suo malgrado perché rovinata da un mondo maschilista) venti anni di galera (in USA sarebbe ancora dentro, di nuovo giustamente o già passata a miglior vita in alcuni stati).

Quello che però disturba di più sono i protagonisti che parlano con un accento a metà tra un protagonista del Padrino e un cameriere napoletano a New York, specie Lady Gaga che deve aver avuto come consulente sui dialetti qualcuno il cui nonno ha lasciato l’Italia quando non c’erano ancora le Balilla.

Evidentemente le ristrettissime normative sindacali hanno permesso una ricostruzione quasi perfetta dei costumi, ma hanno bandito consulenti (che probabilmente avrebbero dovuto essere italiani e non americani) sugli accenti e le cadenze. Se il film li avesse avuti, Lady Gaga e Adam Driver (Jared Leto fa un po’ meno soffrire quando lo si ascolta ma sembra un personaggio fumettistico, nulla a che vedere con Paolo Gucci) avrebbero parlato con accenti del sud degli USA (Patrizia Reggiani è di umili origini e non ha istruzione), o in inglese perfetto quasi britannico (i Gucci). Invece, proprio per l’orrido uso delle cadenze (fatte per il concetto di accento italiano dell’americano medio del Nebraska) il film pare una brutta copia del Padrino in salsa griffata.

Gucci (quella attuale) va però nominata per uno dei pochi eventi che hanno fatto notizia in una LA comatosa e ridotta ad una succursale americana di Johannesburg o Bogotà.
Parliamo della sfilata a Hollywood, voluta intensamente dall’ormai planetario Alessandro Michele (longa manus creativa del molto più scafato Marco Bizzarri, l’AD che ha portato la griffe fiorentina nel firmamento degli incassi).

Grande production, con una chiusura totale di uno dei pochi posti dove a LA si può camminare, l’Hollywood Boulevard: ma Gucci ha “donato” milioni alla città di Los Angeles per il favore oltre che per avere la polizia che tiene a bada le centinaia di barboni che vivono sui marciapiedi a poche decine di metri dal boulevard.

Quello che Alessandro Michele scrive in una lettera un po’ iperbolica non esiste più, sarebbe come parlare di Fiume in termini dannunziani nel 2022.

Ma come molti vive in una bolla, nel suo caso quella della creatività, quindi per il bene di Gucci e dei suoi clienti, ben venga pensare che una strada ridotta peggio che nel terzo mondo sia una proiezione dei sogni!

Ci avevano promesso che avremmo suonato per Gucci!

Jared Leto con un espressione un po’ corrucciata, qualcuno gli ha detto che il Boulevard con le stelle per terra va frequentato solo all’inaugurazione della propria stella.

I festival sono andati e venuti nel primo autunno, e la data “tradizionale” del secondo lunedì di dicembre, quando uscivano le candidature dei Golden Globes, è passata senza che nessuno si accorgesse di nulla. (peccato per Sorrentino che è candidato). I Globes sono stati presentati dal rapper Snoop Dogg, e neppure si sa dove avverrà la cerimonia che è la stessa sera delCritics Choice Award, premio mai sentito fino ad oggi, ma che sta cercando di posizionarsi come alternativa ai Globes, con risultati limitati per una ragione: nessun canale televisivo è convinto di generare abbastanza pubblicità da poter giustificare il costo perché alla fine pare che vedere i red carpet da casa non importa più a nessuno.

Non stupisce, anche perché Hollywood è sotto assedio dalla criminalità, e la polizia si è finalmente svegliata solo quando l’ennesima (in realtà la centoquarantesima in tre mesi, erano meno di venti nel 2019!) rapina in casa – qui i rapinatori preferiscono entrare in casa delle vittime in presenza, essendo armati, si fanno indicare più rapidamente dove sono gli oggetti di valore – ha provocato la morte di una nota filantropa di Beverly Hills che pure aveva una guardia del corpo in casa.

Il colpevole è stato arrestato poche ore dopo mentre tentava un’altra rapina: non sapendo usare il fucile da guerra che imbracciava si è sparato ad una gamba da solo!

Tutto questo mentre il procuratore distrettuale di Los Angeles (che ha liberato circa cinquantamila criminali violenti, molti in attesa di processo, che sono prontamente andati sotto traccia) fa conferenze stampa dicendo che la cauzione è discriminatoria, non parla con il capo della polizia e la città di notte sembra Gotham City nei più tetri fumetti o film di Batman.

Quando tornerà il sereno? Miami ha impiegato venti anni per diventare una Montecarlo del Sud America dal paradiso perduto che era negli anni ottanta ai tempi dei cowboy della cocaina. Speriamo che, con le tasse che i contribuenti californiani pagano e con l’ondata di referendum per licenziare i politici ultra progressisti previsti per il 2022, qualcosa si sistemi e non sia un Trump assetato di vendetta ad ordinare alle truppe federali di mettere ordine nel 2024, una nuova Matrix neoconservatrice.

Snoop Dogg in formissima a quasi sessant’anni suonati mentre annuncia le candidature dei Golden Globes “invisibili” alle quattro di mattina.