L’ex Re con Corona
Harvey viene condannato a 23 anni (l’assurdo monologo in cui ha fatto la vittima prima della sentenza non ha aiutato), mentre Roman Polanski (assente per evitare clamore) riceve il premio Cesar (l’equivalente degli Oscar in Francia) per A Officer and a Spy già premiato a Venezia, e Hachette rifiuta di pubblicare la biografia di Woody Allen (ma Woody ha appena trovato un nuovo editore).
Intanto, il candidato alla nomination democratica Michael Bloomberg si è giocato ogni chance dopo un virulento attacco della candidata ultra liberal Elizabeth Warren per le sue barzellette sporche degli anni 80, e Bernie Sanders, il Bertinotti americano, ha vinto le primarie in California.…
Ma a poco più di due settimane dopo, tutto questo non fa più notizia. Colpita alle spalle dal Virus, Hollywood ha iniziato a capire non quando i coniugi Hanks sono finiti in quarantena dieci giorni fa, ma quando il sindacato ha postposto le trattative sul contratto degli scrittori con gli studios, a cui sono seguiti dati del box office che mai erano stati peggiori, corona-ti dal rinvio (per la prima volta nella storia) del Festival di Cannes. Qualcuno ha provato con festival virtuali (South by Southwest or SXSW di Austin in Texas ha tenuto eventi in streaming, mentre il Tribeca Film Festival è stato annullato). E se ci sono società di produzione (principalmente di reality tenere occupati quelli spaparanzati sul divano), che nonostante il lock down rimanevano aperte, ogni altra produzione si è fermata, i red carpet sono stati rinviati a data da destinarsi (o sostiuiti da miserelle dirette stream), e le agenzie di Talent hanno cominciato l’ecatombe dei licenziamenti (250 in un giorno alla sola William Morris-Endeavor)
Tutti hanno dovuto reinventarsi in una situazione peggiore di una guerra, perché di questi tempi è letteralmente vietato divertirsi e sognare, le due colonne portanti di Hollywood.
Così chi nel cinema lavora davvero ha subito adottato l’hashtag #stayhome (meglio #stonelmiovilloneprotetto) e, come Margot Robbie si è dedicata a leggere favole per bambini (che sia in dolce attesa?), mentre gli anfitrioni dei talk show della seconda serata si sono ingegnati a far ridere (non tanto bene, si vede che dietro le loro gag ci sono bravissimi scrittori), e tanti musicisti hanno improvvisato concerti da casa.
Invece, centinaia di wannabe di Hollywood gli aspiranti scrittori, attori e altro talent (spesso in realtà camerieri-sognatori, ma i ristoranti non ci sono più) non hanno avuto di meglio da fare che riversarsi in parchi, spiagge e persino strade vuote di Hollywood per ciondolare camminare, marciare, correre e fare qualsiasi attività che potesse violare l’ordine del governatore della California di stare a casa (tutto il mondo è paese!). Si sono svegliati un paio di giorni dopo quando hanno capito che nulla sarebbe tornato come prima e c’è chi ha chiesto un supplemento al sussidio di disoccupazione essendo disoccupati due volteç come artisti e come camerieri!
Hanno così dimostrato di non poter funzionare in una società normale, sebbene in emergenza, ma solo in una che vive sulla finzione, in questo caso che non ci sia nulla di anormale.
Il weekend si è concluso con una notizia di nuovo tanto bizzarra quanto passata in secondo piano: quello che era il Re di Hollywood, da pochi giorni rinchiuso nel penitenziario statale di New York, ha una Corona: ma non quella che ha miseramente perso. Che succederà alla ottava settimana di “lock down”?