Joker sulla Laguna

Scelta ottima dopo le polemiche di inizio festival, contrassegnate dalle sparate della presidente della giuria Lucrecia Martel contro il direttore Barbera, ed il rifiuto a separare Polanski-regista, da Polanski-fuggitivo per violenza su minori per la giustizia americana ed europea, italiani compresi, ma francesi esclusi (ecco perché non si è visto).

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Ha infatti vinto The Joker, primo film basato su un comic book che sia ben più del solito videogioco da grande schermo, grazie all’interpretazione da vero “dannato” di Joaquin Phoenix.

Polanski arriva secondo con J’Accuse sull’affare Dreyfus, accolto trionfalmente al Festival, Gran Premio della giuria che consacra il film come vincitore in pectore per la critica italiana, evidentemente più propensa a separare gli artisti dalle loro vite personali rispetto agli argentini.

Woody Allen dovrebbe prenderne nota, anche se in USA “…al massimo piace ai francesi e a qualche intellettuale italiano…” (citazione non lusinghiera per chi non l’avesse capito).

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Luca Marinelli riceve il meritato premio per miglior attore con Martin Eden, trasposizione del romanzo-capolavoro di Jack London.
Non si capisce perché nel solito Sud mediterraneo/terzo-mondista di inizio secolo (tanto per essere sicuri di non far vedere quello che di buono ha Napoli): un capolavoro in originale, ma un po’ trito, quasi quanto i film basati sui fumetti che hanno preceduto The Joker in questa riedizione.
Basta leggersi uno dei più grandi romanzi italiani del XX secolo, Metello di Vasco Pratolini, ed è tutto lì (e a quei tempi anche Firenze era dickensiana, non solo Napoli).
Per fortuna i distributori USA non sanno neanche chi sia Pratolini, ed il film sarà proiettato nelle sale di New York e Los Angeles per la gioia degli ammiratori di Bernie Sanders, e di chi aveva nostalgia di Reds degli anni ottanta!

Il resto si perde in un torrente di prime e di premi nel corso di undici giorni di calura, culminati in una chiusura a suon di tuoni e fulmini.

Vale la pena ricordare che Vaclav Marhoul e il suo Painted Bird sono rimasti a mani vuote: evidentemente sia la critica, che il pubblico, non sono ancora pronti (ma se non ora, quando?) per il cinema-verité su cosa sia stata la seconda guerra mondiale in Est Europa e, forse, sul perchè - mai scritto - della caduta di quello che restava (poco o niente) di quei paesi sotto il giogo sovietico.

L’estate è ufficialmente finita: inizia la stagione dei premi, prossima fermata Festival di Toronto, e poi via con la lunga cavalcata verso gli Oscar 2020.