SunAmazon Pigliatutto

Finisce Sundance, con premi al documentario macedone sull’etica degli apicultori Honeyland, e al triste Souvenir con Isabelle Rupert come miglior film straniero.

Ma ciò non fa notizia, né stupiscono il premio come miglior film drammatico a Clemency (sul tema sempre attuale a Hollywood della pena di morte, qui vista dalla prospettiva del boia), o il premio del pubblico al documentario Knock Down the House che narra l’ascesa di Alexandra Ocasio-Cortez e di altre quattro donne candidate del partito democratico, che stanno costruendo la base radicale di sinistra (per gli USA, in nord Europa sarebbero delle noiosissime social democratiche con idee alla Olof Palme!) dei democratici con conseguente aumento delle probabilità di vittoria repubblicana nel 2020 salvo legalizzare milioni di Latinos.

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La vera notizia è Amazon. Già da tempo Sundance è diventata la fiera, ufficiale del cinema indipendente, con decine di executive che calano in Utah non per godersi film fuori dal coro o feste con le star.

Sono lì a comprare i diritti a pellicole ancora poco note che hanno potenziale in un mondo sempre più dominato da film-videogame o kolossal da cento e più milioni di budget.

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Quest’anno però, Amazon ha speso quasi cinquanta milioni di dolllari in diritti, quanti mai ne sono stati spesi a Sundance, assicurandosi Late Night con Emma Thompson, (battendo l’altra piattaforma TV Hulu), il documentario The Report sui “programmi per estrarre informazioni ai nemici detenuti” dei tempi di Bush e Cheney (leggi torture in Iraq e Afghanistan); ma Amazon non si è fermata. Ha poi comprato Honeyboy (dramma autobiografico del poco noto in Italia Shia LeBoeuf) e il vincitore del premio della critica per miglior documentario non straniero One Child Nation sulla nuova Cina che si troverà presto a fare i conti con una popolazione a crescita zero come la vecchia Europa.

Ad Amazon si affianca Netflix che si è assicurato Knock Down the House, oltre a Hulu, perdente su Late Night e vincente sulla commedia-horror Little Monsters con il premio Oscar Lupita Nyomg’o. Appare per la prima volta a Sundance, in punta di piedi dopo il foray a Toronto con Elephant Queen, anche Apple che si assicura Hala, un dramma sulla sessualità delle ragazze musulmane.

Persino HBO entra nella lista dei generosi compratori. Si è infatti “pappata”, dalla compagnia di produzione indipendente A24, il film drammatico Native Son e l’inquietante Share sullo strapotere di Internet: ancora prima che venissero presentati a Sundance.

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Rimane a bocca asciutta The Inventor sulla truffa miliardaria della società Theranos a Silicon Valley.

I fallimenti dei miliardari di Internet non fanno notizia.

Meglio parlare dei loro successi nella manipolazione del mercato dei diritti sui film indie (così si chiamano gli indipendenti) che sono tali solo nelle locandine di Sundance.