He is Baaaack
Manca poco all’inizio della Award Season e le prime sono limitate perché siamo quasi fuori dai tempi tecnici per concorrere ai premi importanti senza essere nel dimenticatoio con un’eccezione: Ford contro Ferrari che apre a New York la prossima settimana e che ci porta talento italiano famigliare (Remo Girone de La Piovra) e meno, ma altrettanto di valore (l’esordiente a Hollywood Francesco Bauco).
La notizia della settimana è un’altra: “He” is back, è tornato proprio come i protagonisti di Poltergeist, ed in perfetta sincronia con Halloween, Harvey Weinstein il produttore-Diavolo, nascosto dal 2017 nella sua villa in Connecticut salvo che per le udienze di troppi processi per molestie e violenza per poterli contare, è riapparso nei circoli social di New York.
Chiaramente non sono più le frequentazioni super esclusive da casta Hollywoodiana pre 2017.
Weinstein si è accontentato di una serata intima tra comici più o meno aspiranti (interessante notare che chi lo ha bersagliato è stato fischiato - non solo in Italia si dimentica in fretta!) con un codazzo di persone, e non ha applaudito nessuno dei dilettanti allo sbaraglio.
Ha anche aumentato in modo esponenziale la frequenza del suo ristorante preferito, Cipriani a downtown Manhattan, dove è stato visto pranzare almeno una mezza dozzina di volte, ma anche cenare più di recente.
Oltre che a cercare di risfoderare il suo charm: pare che abbia fatto una corte spietata all’ereditiera newyorchese e commerciante d’arte Alysha Marko, conclusa con un acquisto di un quadro subito restituito (sicuramente su consiglio dei legali!).
Harvey non ha sparato nel mucchio, la Marko è stata la fiamma di uno dei personaggi più odiati da Hollywood, Wyatt Koch, miliardario in dollari e finanziatore di cause ultra conservatrici, oltre che con un fascino che fa di Ralph Malph di Happy Days una specie di adone globale.
Ma non c’è da stupirsi degli exploit del Demone di Hollywood. Già alcuni giorni fa i Trades riportavano la notizia che Bob Weinstein, il fratello tutto business e famiglia (ma che ha coperto Harvey per anni ed ha per questo perso la Weinstein Company oltre a finire in un tourbillon di cause), sta cercando di rientrare nel business.
Pochi ancora ci credono, ma nel 2011 gli stessi avevano chiamato la candidatura di Trump “il partito della barzelletta, non repubblicano”, quindi Hollywood a volte non ci azzecca.
Ci sarà di che parlare, specie perché tutto questo coincide con l’uscita del libro Catch and Kill di Ronan Farrow, vincitore del Premio Pulitzer, sullo scandalo del secolo (finora) e le responsabilità dei tabloid.
Gli stessi tabloid che sono grandi amici di Donald Trump, oggi del partito repubblicano. Pare proprio che la turpitudine sia l’unica attività che vede d’accordo sovranisti e radical chic a Hollywood.
Un po’ come il calcio nel parlamento italiano.