Golden Globes: Dopo la pioggia il freddo e qualche sorpresa ma non troppe

Golden Globes poco fortunati a cominciare dal caos che ha contrassegnato il pre-Globes party della rivista W al leggendario Chateau Marmont dove una dozzina di ospiti ha involontariamente consegnato i biglietti ad un bagarino che, fingendo di essere un addetto alla sicurezza, se ne è impossessato per poi rivenderli (la polizia brancola nel buio anche dopo l’intervento di dodici volanti, come avviene normalmente a L.A. quando ci sono di mezzo le celebrity).

Adesso, nel freddo notturno (nove gradi, Los Angeles ha il clima di Siviglia di inverno e quello di Lisbona d’estate non è la Rio americana come molti pensano!) i Golden Globes 2019, si avviano su un umido viale del tramonto.

Le sorprese hanno privilegiato film poco noti come il quasi sconosciuto (in Italia) Greenbook (due Globes compreso migliore film non drammatico) e il super-pubblicizzato Vice (la storia di Dick Cheney, secondo Hollywood ha detto sì solo a un incredibile Christian Bale), Il super-favorito: Roma (l’Italia vince solo in assonanze) primeggia come miglior film straniero e miglior regista, ma Cuaròn consacra Netflix, che vince anche con la miglior serie televisiva) Il Metodo Komoski con l’inossidabile Michael Douglas. Bohemian Rhapsody intasca a sorpresa Il premio più prestigioso, miglior film (il regista non viene nominato perche’ in odore di molestie alla Kevin Spacey, ed è stato licenziato a pochi giorni dalla fine delle riprese) e miglior attore, Rami Malek (che diventa Freddie Mercury, dimenticandone i tratti più turpi per ragioni di cassetta). È Nata Una Stella, e First Man rimangono al palo.

Ma quello che conta ai Globes sono i party: infatti, una delle ragioni che li rendono l’award preferito di molte celebrities è la location.

L’ ormai vecchiotto Beverly Hilton (hotel che ha più di cinquant’anni) offre però una miriade di sale per gli (ingiustamente) poco gettonati “viewing party” in contemporanea alla diretta su grandi schermi ma con cena luculliana, non cena “aeroportuale” come chi è nel salone principale; seguiti dagli ambitissimi post-award party, compresi quelli all’iconico Chateau Marmont dove una camera costa almeno 700 dollari a notte in bassa stagione. Netflix la fa da padrone all’Hilton, seguito da Fox in terrazza e da HBO che ha occupato la zona piscina.

E, cominciando alle 15 con il Red Carpet presto per le audience sull’East Coast) i Globes sono un tour de force dove gli invitati siedono a cena alle 16, ma in tavoli spesso lontanissimi dal palco (ma c’é piena libertà di movimento e quindi può capitare di incontrare celebrità mondiali alle toilette, o mentre cercano di districarsi da falsi amici-colleghi, agenti che vogliono fargli cambiare casacca e sicofanti vari), e le pietanze che sanno di plastica (ma lo champagne è di primissima qualità) vengono portate secondo i ritmi della pubblicità e dell’audience televisiva, quindi con intervalli troppo lunghi o troppo brevi.

Finita la maratona delle consegne dei premi (tre ore minimo), finalmente i party. E’ il secondo anno che manca la Weinstein Company, ed il primo in cui l’abbigliamento sia libero, perché l’anno scorso era “consigliato” il nero (salvo la presidente dei Globes con un vestito rosso “perché me lo ha regalato la mamma”).

Netflix ha vinto, ma non Amazon e, soprattutto, uno dei grandi studios Fox è riuscito comunque a tener testa agli streamers. Che farà l’Academy che usa i Globes come cartina al tornasole dei suoi candidati?

Lo sapremo tra soli cinque giorni, e gli studios già si stanno preparando per un battage a forza di for your consideration nei party di stasera.